Training Specifico di AcroPhysicalTheatre per il Performer Contemporaneo
APT Program
APT Program rappresenta la Sezione rivolta alla Formazione della figura artistica in ambito contemporaneo.
Il ventaglio di Programmi proposti, nascono nella loro totalità dall’esperienza personale di Paolo Benedetti, fondatore e direttore artistico di APT AcroPhysicalTheatre, oltre che performer, acrobata, coreografo e docente di esperienza internazionale.
APT Program si pone come obiettivo quello di diventare un punto di riferimento formativo per il performer contemporaneo, soprattutto in un momento storico in cui i carichi e le richieste performative internazionali stanno convergendo sempre di più verso un’impegnativa fisicità espressiva.
Infatti, Benedetti riconosce come l’elemento acrobatico da sempre abbia suscitato stupore e fascino. Da qui la nascita di una propria visione contemporanea delle tecniche acrobatiche, alimentata da una crescente richiesta d’integrazione tra l’elemento spettacolare e l’armonia che la danza e il teatro da sempre regalano al pubblico. L’elemento fine a se stesso impedisce la fusione dei linguaggi, interrompendo, spesso, l’energia e l’atmosfera fino allora prodotta dai performers. Nasce così l’esigenza personale di avviare uno studio su tale integrazione, basandosi su concetti basilari, come il recupero del gesto primordiale del bambino e la sua capacità istintiva che lo porta a conquistare tappe motorie di fondamentale importanza in maniera autonoma e che andranno a costruire lo scheletro del suo muoversi.
Attraverso il Metodo APT il performer riesce ad acquisire strumenti tecnici/artistici ed emotivi/performativi capaci di accompagnarlo in maniera trasversale alla scena artistica contemporanea.
Con i suoi Programmi di formazione, APT non vuole sostituirsi ai dipartimenti Accademici esistenti, ma piuttosto rappresentare un tassello formativo di perfezionamento e di completamento capace d’integrare le competenze già acquisite attraverso un percorso accademico o professionale.
Metodo APT
Il Metodo APT è frutto di una personale sperimentazione e contaminazione delle esperienze trasversali direttamente vissute da Benedetti, prima come atleta e poi come danzatore/performer.
In generale il Metodo si basa nell’autorizzare e rieducare nel performer, il recupero funzionale di alcuni processi emotivi/cognitivi che hanno caratterizzato l’apprendimento primordiale del bambino e che per una parte della nostra vita hanno guidato tutti noi: osservare, sbagliare, elaborare.
Nell’esperienza formativa di Benedetti si è spesso evidenziata la difficoltà da parte dell’allievo/performer di gestire emotivamente la frustrazione dell’insuccesso dell’azione, del porsi autonomo all’interno di una richiesta, e dell’accettazione della valutazione, spesso confusa come giudizio limitante e ostruttivo al proprio processo di crescita, e non come un’occasione di confronto e analisi del movimento.
Spesso l’urgenza indotta dallo studio tecnico specifico porta a trascurare la necessità di un tempo naturale di apprendimento che in quasi tutti i casi passa attraverso l’errore e l’accettazione di non essere capaci, nell’immediato, di soddisfare la richiesta.
E’ da quest’analisi che prendono corpo una serie di protocolli di lavoro che nel loro insieme portano alla nascita del Metodo APT. Nello specifico, partendo dal recupero della parte più istintiva del movimento, che in fase adulta spesso viene a perdersi o a impoverirsi, si dà avvio al processo di studio del movimento, analizzando la sua struttura attraverso i principi della biomeccanica e il recupero del concetto funzionale delle azioni.
L’intento è di svestirsi di ogni tecnica per permettere il sincero recupero della percezione dell’azione, allontanandosi dall’approccio cerebrale e razionale, per riappropriarsi dell’autonomia del movimento, fondamenta necessarie sulle quali, in seconda fase, poggiare le competenze tecniche dei vari linguaggi.
Parallelamente, attraverso protocolli di lavoro, diretti alla formazione/costruzione della condizione fisica, si cerca di sollecitare lo stato fisico/emotivo del performer, al fine di rinnovare il confronto con i propri limiti, per conoscerli, accettarli e superarli, oltre che migliorare la propria condizione performativa e, di conseguenza, la stima di sé.
A questo si aggiunge l’intento di sviluppare il concetto di Resilienza, capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici sia di natura psichica/emotiva che fisica e sapersi riorganizzare in maniera funzionale dinanzi alla difficoltà, restando sensibili alle opportunità che l’azione offre, senza alienare la propria identità.
Come ultima fase, ma non meno importante, subentra l’esplorazione e la gestione dello spazio, attraverso l’alternanza di richieste codificate e libere, costringendo e stimolando il performer al recupero della scelta e la sua gestione, portandolo a riappropriarsi del concetto di autonomia e responsabilità d’azione.
Parallelamente, attraverso protocolli di lavoro, diretti alla formazione/costruzione della condizione fisica, si cerca di sollecitare lo stato fisico/emotivo del performer, al fine di rinnovare il confronto con i propri limiti, per conoscerli, accettarli e superarli, oltre che migliorare la propria condizione performativa e, di conseguenza, la stima di sé.
A questo si aggiunge l’intento di sviluppare il concetto di Resilienza, capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici sia di natura psichica/emotiva che fisica e sapersi riorganizzare in maniera funzionale dinanzi alla difficoltà, restando sensibili alle opportunità che l’azione offre, senza alienare la propria identità.