Danza Contemporanea – Storia ed Evoluzione

Danza Contemporanea – Storia ed Evoluzione

La danza contemporanea nasce in Europa e negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale e prosegue la rivoluzione attuata dalla danza moderna a favore di nuove espressioni corporee. Rientra pienamente nelle nuove Arti sceniche contemporanee e si pone come obiettivo l’allontanamento dalla formalità e rigidità dei canoni classici e romantici del balletto per ritornare ad assolvere la sua funzione essenziale: la comunicazione espressiva attraverso una danza “libera”, priva di codificazioni e costrizioni. La danza contemporanea si basa su alcuni concetti universali come lo spazio, il tempo, le linee e le curve e la sua lingua si esprime attraverso i segnali del corpo. Attraverso il corpo si cerca di dare voce alle emozioni e ai sentimenti più vicini al tempo in cui viviamo: gesti, movimenti, figure e intrecci. Per questo tipo di danza il coreografo si dedica a una ricerca soprattutto interiore.

Storia ed Evoluzione della Danza Contemporanea

A seconda della storia del territorio in cui la danza contemporanea si sviluppa, la ricerca si concentra su aspetti diversi. In America la ricerca è volta ad indagare il movimento del corpo nello spazio e nel tempo tralasciando nella costruzione della coreografia l’importanza della musica che divine elemento secondario della narrazione. Il movimento del corpo viene enfatizato e l’attenzione si sposta sulla drammaticità del singolo gesto espressivo. Si pone il corpo in spazi esterni ed avvolte estremi con l’intento di concentrare l’attenzione dello spettatore sul solo messaggio narrato dal corpo. Questi studi conducono alla creazione di nuove scuole di balletto e nuove compagnie dedicate alla ricerca e allo sviluppo della danza contemporanea quali la compagnia guidata da Merce Cunningham e l’accademia fondata da Trisha Brown, che gettò le basi per quella che oggi viene chiamata Release Technique.

In Europa si sviluppa invece una ricerca che nutre un’attenzione maggiore alla drammatizzazione e alla storia narrata, dove il corpo è elemento della narrazione paritario sia alla recitazione che alla musica. Questa attenzione ha dato vita ad esempio al Tanztheater della coreografa tedesca Pina Bausch, che ha creato un vero e proprio genere nel quale la danza e il teatro divengono una cosa sola, moltiplicando i canali comunicativi e toccando corde sottili e profonde della condizione umana. Dagli anni ’90 la danza contemporanea trova nuova attenzione grazie alla formazione e all’ingresso nelle maggiori compagnie europee di una generazione di coreografi, quali ad esempio Wayne McGregory e Alaistar Marriott, formatasi nelle accademie tradizionali ma interessati a portare la danza contemporanea nei palchi dedicati al balletto classico.

Il ruolo del danzatore è cambiato nella danza contemporanea: un danzatore spesso autore di sé stesso, al quale il coreografo lascia più spazio creativo rispetto al passato. Il coreografo contemporaneo delega spesso al danzatore la creazione di frasi coreografiche, che poi assembla e inserisce in un contesto e in uno spazio. Per fare ciò, l’improvvisazione diventa uno strumento indispensabile per la creazione coreografica, una tecnica di ascolto del proprio corpo e dell’ambiente.

Attraverso l’improvvisazione ogni danzatore può sondare le proprie qualità di movimento, e ricercare un proprio linguaggio. La possibilità del danzatore di diventare autore di sé stesso ha stimolato inoltre l’affermazione del ‘solo’, un luogo in cui il danzatore ha la possibilità di mettere in scena una creazione tutta sua. L’improvvisazione non è utilizzata solo a scopo compositivo, ma trova spazio anche come tecnica performativa.

Dalla danza moderna alla danza contemporanea: tecniche

Tecnica Graham

Martha Graham, (Pittsburgh, 11 maggio 1894 – New York, 1º aprile 1991), danzatrice e coreografa statunitense è considerata da molti la più grande danzatrice statunitense del XX secolo, nonché la “madre” della danza moderna. Sostenitrice del “movimento” come massima forma di espressione, con le forme angolari che riusciva ad assumere, col suo minuto ma vibrante corpo sapeva comunicare le più profonde emozioni dell’animo umano. Martha Graham è considerata la “madre” della danza moderna americana soprattutto perché ha creato la prima vera e propria tecnica della “nuova” danza. La tecnica Graham si basa sul principale atto fisiologico dell’essere umano: la respirazione, ed è incentrata sulla zona del bacino, perché è lì che ha origine la vita. Il suo principio conduttore è quello dell’alternarsi di contraction e release.

  • Contraction sta per “contrazione”: durante la fase di espirazione la colonna vertebrale si curva aiutata da una spinta dei muscoli dorsali verso terra e dei muscoli addominali indietro verso la spina dorsale e in alto verso il diaframma.
  • Release sta per “rilascio” (non per “rilassamento”!): nella successiva fase di inspirazione una spinta che parte sempre dal bacino si trasmette lungo tutta la spina dorsale, così la schiena si estende e il corpo raggiunge il punto di massima tensione verso l’alto.

La dinamica prodotta nella spina dorsale dal movimento contraction-release è assimilabile a quello dell’arco e della freccia (si ha “contraction” quando si posiziona la freccia e l’arco è ricurvo, si ha “release” allo scoccare della freccia, quando l’arco si allunga producendo la dinamica del lancio di questa nello spazio). Dunque ogni momento di estensione del corpo è generato dal precedente momento di raccoglimento dell’energia al centro del bacino, così come ogni fase di inspirazione è generata dalla precedente fase di espirazione. Quindi il ciclico ripetersi dello svuotamento dei polmoni al fine di poter essere riempiti di nuova aria corrisponde al ciclo dell’energia che si concentra nel punto centrale del corpo (zona di origine della vita), per potersi poi espandere fino alle zone periferiche.

Tecnica Horton

Il lavoro coreografico di Lester Horton, così come quello di Martha Graham, Doris Humphrey e tutti i coreografi di modern dance, viene sviluppato nella creazione di una tecnica di formazione capace di rendere i propri danzatori adeguati al suo stile iniziando dalla ricerca sul movimento.

Horton in seguito anche all’incontro nel 1934 con Bella Lewitzky (che fu inizialmente una sua danzatrice e in seguito preziosa assistente), sviluppò una tecnica capace di fortificare, allungare e rafforzare il corpo umano, per poi poterlo utilizzare come strumento per una danza espressiva. Lester Horton era un uomo di media altezza e un danzatore tecnicamente limitato, perciò per lui non era possibile riuscire ad esplorare tutte le fasi degli sviluppi sul movimento, ma in seguito all’incontro con Bella Lewitzky il suo lavoro si ampliò notevolmente. La danzatrice, che aveva una tecnica elegante ed istintiva divenne così uno strumento perfetto al servizio della danza, come una specie di proiezione fisica di ciò che Horton non poteva essere, ovvero l’estensione delle sue intenzioni coreografiche. Ed è così che inizia a prende forma la Tecnica Horton.

Questa tecnica, basa le sue fondamenta sulla possibilità di allungare tutti i muscoli, isolando ogni sezione del corpo e studiando il singolo movimento nello spazio e nelle varianti ritmiche. Affinché ciò potesse risultare possibile, Horton creò una serie di movimenti per l’ondulazione di dita, polsi, spalle, occhi, collo, braccia, gambe e piedi. Uno studio sul movimento di tutte le parti articolari della colonna vertebrale, che in questa tecnica rappresentano l’origine di ogni movimento, senza escludere però, altri impulsi provenienti dalle spalle, sterno o dalla parte pelvica. Un altro elemento basilare è attribuito al lavoro del piede e delle sue articolazioni, tutto questo per acquisire una totale fluidità dinamica.

Sperimentò poi gli effetti provocati dalla forza di gravità sul movimento nelle fasi di cedimento e resistenza, attraverso varie combinazioni che portavano ad inclinare l’equilibrio e a riacquistarlo immediatamente. Il suo concetto di curva e di arco della colonna vertebrale sono riconducibili ai principi basilari di contraction e release nella tecnica di Martha Graham, così come la teoria che il busto sia l’origine ditutti i movimenti si può ricondurre alla ricerca esplorata sebbene in modo diverso, sia da Martha Graham e dalla collaborazione tra Doris Humphrey e Charles Weidman. Le posture così dette aperte, insieme alla linea estesa delle braccia sono un altro punto importante.Lester Horton pensava che le tre parti più deboli fossero gli addominali, la schiena e i piedi, perciò fu molto attento a creare degli esercizi rivolti a rinforzare queste parti durante la fase del riscaldamento.

Egli sviluppò così una tecnica che fosse in grado di esplorare ogni parte del corpo, e che rendesse il danzatore capace di poterlo gestire per qualsiasi movimento e per tutte le tecniche. Molti sono stati i danzatori che si sono formati sotto la guida di Horton, da Bella Lewintzky a James Truitte, da Alvin Ailey a Carmen De Lavallade, Joyce Trisler e tanti altri artisti che ancora oggi attraverso il loro lavoro rendono omaggio alla genialità e alla grande umanità di Lester Horton.Questa tecnica è un validissimo metodo di danza moderna, ben strutturato per formare e sviluppare ballerini forti e dinamici ed è un’utile preparazione per qualsiasi tipo di danza.

La tecnica Horton è stata introdotta negli U.S.A, ma anche in altre parti del mondo. La scuola più famosa che si avvale e utilizza questa disciplina per la formazione dei suoi danzatori è quella di Alvin Ailey American Dance Theater a New York City. Le lezioni si svolgono solitamente con percussioni e piano dal vivo che accompagnano gli esercizi divisi per livelli di spazio: floor, center, in the air, sviluppati in una serie di combinazioni di semplici movimenti che oltre ad un allenamento efficace danno al danzatore la possibilità di arricchire la propria tecnica interpretativa.

Tecnica Cunningham

La tecnica di Merce Cunningham nasce negli Stati Uniti intorno agli anni 50 sulla base di ricerche condotte da lui stesso. Cunningham venne considerato il padre della danza post moderna che ha dato origine alla New Dance, differenziandosi così dal repertorio classico. L’unico elemento che strutturava gli eventi era il tempo. Si stabilivano gli intervalli, o le sequenze temporali, entro le quali poter sviluppare un linguaggio creativo. Egli definisce la sua tipologia di danza “non narrativa”, facendo emergere l’importanza di ciò che la compone: tempo, spazio e velocità, che lui stesso ha affrontato eliminando ogni tipo di convenzione.

La continua ricerca del movimento dei ballerini, portò Cunningham a sviluppare una danza plastica, fisica, dove il ballerino poteva muoversi nello spazio senza prediligere la centralità o la caratteristica interpretativa. Il corpo diventa così un “agitatore plastico-spaziale“. Egli fu considerato un teorico del movimento”puro”, perciò la sua danza non doveva raccontare, ma solo “accadere”. Il principio dell’aleatorietà è quindi uno degli aspetti fondamentali e innovativi di Merce Cunningham. La casualità diventa l’elemento dominante dei suoi spettacoli, dove la danza e la musica sono scisse, in quanto l’una non deve necessariamente seguire l’altra. “Trovare i limiti della danza” era la teoria di M.Cunningham. Egli ha teorizzato, e praticato la completa indipendenza tra musica e danza.

Cunningham fu un innovatore anche dal punto di vista scenico: utilizzava materiali in movimento, giochi di luce, strutture fisse o mobili, diapositive, spezzoni di filmati. Altra caratteristica erano le sue performance in luoghi alternativi al teatro, separando così il palco dalla platea. Con la sua tecnica anche la concezione di spazio è mutata, non esistono più dei punti principali sulla scena nel rappresentare le coreografie, ma ogni direzione e ogni fronte viene sperimentato dal danzatore, infatti la quarta parete in scena non è mai contemplata. Tutti questi elementi: lo spazio aperto, l’aleatorietà, l’indipendenza dalla musica hanno portato Cunningham a sperimentarne tutte le possibili combinazioni riguardo ai movimenti. Le sue ricerche si sono approfondite anche con l’uso della tecnologia, inserendo la telecamera come elemento attivo della danza, fino ad arrivare all’uso di programmi avanzati per il computer dove poter creare il movimento fornendo al software solamente coordinate spaziali e temporali. Questo gli ha permesso di ricercare un movimento puro nella spazio astratto, privo di gravità. La lezione di tecnica, che prevede un allenamento muscolare intenso e completo, è stato adattato al corpo dei danzatori e comprende inoltre l’inserimento di esperienze che si basano su tutti quegli elementi che, come è stato detto, hanno caratterizzato le ricerche del coreografo americano e che hanno il pregio di aprire la mente dell’allievo a 360°, in quanto richiedono una partecipazione attiva al processo artistico.

Tecnica Limòn

La tecnica Limón è forse ancor più nota delle sue coreografie.
Viene insegnata in quasi tutte le scuole di danza europee e americane, ed è la base della tecnica modern e contemporary. Il movimento delle gambe nel suo metodo è ispirato molto alla tecnica ballettistica classica, ma Limon individua il centro in varie parti del corpo. La tecnica che sviluppò Limón deve molto all’importanza di ritmi basati sulla respirazione.

La musicalità, intensa come respiro primario del corpo, rappresenta nella sua tecnica, un’acquisizione fondamentale.
Bisogna lasciar cantare il corpo” sosteneva Limòn, come il timbro di un violoncello.Aveva appunto definito la sua tecnica “l’orchestrazione del corpo“. Limòn basò molto il suo lavoro sull’uso del peso come spinta propulsiva del movimento, sfruttando la forza di gravità e riuscendo così a valorizzare il lavoro delle articolazioni del corpo, per poter sviluppare in maniera completamente autonoma la propria capacità motoria. Ecco che il movimento poteva iniziare partendo ad esempio dall’anca del danzatore, per poi scaturire in balzi e capovolte in varie direzioni.Da questo ne risultava una stile energico e fluido, musicale ed elastico dove gli arti inferiori davano accento ai movimenti con un’energia fluida e continua, che generava dei segni circolari e aperti insieme all’uso delle gambe in elevazione. Tutti questi movimenti partono sempre dal centro del corpo.

Come nel caso di Merce Cunningham, anche nella tecnica di Limón la preparazione al riscaldamento del ballerino corrisponde alla tecnica tradizionale del balletto classico, evitandone però lo stile troppo lezioso. La sua tecnica e la danza virile, dinamica e d’intensa espressività drammatica ha influenzato generazioni di artisti. Limòn diceva sempre che i movimenti del corpo devono trovare una perfetta sintonia con le melodie e i ritmi generando così una fusione completa e armoniosa.

Gli obbiettivi della studio durante la lezione:

  • La consapevolezza dell’allineamento posturale nel movimento.
  • Controllo della respirazione per rendere fluidi e dinamici tutti i movimenti
  • Uso del peso del corpo come resistenza o attrazione alla gravità
  • Ricerca della sospensione: momento in cui intercorre la caduta e il recupero del movimento.
  • Significato del gesto attraverso la conoscenza del proprio corpo.

Fonte: Alessia Loddo

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