“David uscì a fare quattro passi” è il nuovissimo titolo di Vincent Karl von Hagen, pseudonimo artistico di Mohamed Vincenzo Agbaje Olufemi, in scena domenica 7 aprile al Teatro Ateneo di Casoria, in provincia di Napoli.
David uscì a fare quattro passi
Vincent Karl von Hagen
Un titolo che accoglie le molteplici sfumature di un artista a tutto tondo, capace di valorizzare i giovani partendo dalla cultura, dalla sensibilità artistica e dalle scienze. Eh sì, il nostro interlocutore è un medico impegnato in oncologia, non proprio un artista convenzionale dunque. E domenica 7 aprile al Teatro Ateneo di Casoria andrà in scena la primissima di un’esperienza per i giovani ma, soprattutto, tra i giovani. Spronandoli alla bellezza classica. Quella vera, per intenderci.
“David uscì a fare quattro passi è un estratto breve, e/vocativo ed incisivo del lavoro teatrale RiNASCImiento – chiarisce nei dettagli von Hagen – libretto di teatro sperimentale che ha come core narrativo la decadenza estetica delle società moderne e che si traduce inesorabilmente in decadenza di valori. La bellezza come valore assoluto non è mai idea astratta, ma si incarna nel tempo e nello spazio per offrire la contemplazione da cui scaturiscono serenità, gioia e consolazione. Ed è per questo che oggi più che mai abbiamo bisogno di bellezza perché c’è urgenza di speranza e di serenità. Il protagonista David, nel suo tormento, evoca i fantasmi del bello classico, facendoli rivivere nei drammi della sua vita. Nella sua mente prendono forma le opere michelangiolesche come La Pietà, Il Tondo Doni, I Prigioni, Il Giudizio Universale che egli stesso attualizza nei drammi di una vita familiare difficile e scompaginata. David non è un nome scelto a caso. Non è un personaggio scelto a caso. È l’alter ego, la proiezione umanizzata e a tratti disumanizzata e contraddittoria del simbolo cardine del Rinascimento Italiano e che in Michelangelo trova la sua massima pienezza e la sua formidabile sintesi: il David. Nello sviluppo del lavoro teatrale, David è dunque colto, metaforicamente, proprio in quella sofferenza e nell’agitazione psicomotoria che precede la liberazione da quel marmo, quel luogo metafisico che lo schiaccia e lo soffoca. Il marmo che cela i suoi dolori, il suo vuoto affettivo, le sue ansie e le sue paure. Il marmo è dunque quella condizione di inadeguatezza e oppressione che l’uomo moderno vive quotidianamente. Quel marmo di Carrara che Michelangelo sceglie per dare la vita, diventa tomba per il protagonista dell’opera. David è al contempo la rappresentazione psicopatologica della fragilità che accomuna i giovani di oggi. E’ al contempo vittima e carnefice in una società ormai contorta e decaduta e da cui non troverà via di uscita. Quei suoi quattro passi non troveranno mai la strada del ritorno. Nel corso della rappresentazione coreografica tanti saranno, inoltre, i richiami a fatti socio-politici noti, dei Tableaux Vivant che condurranno lo spettatore alla riflessione e alla critica.”
“David uscì a fare quattro passi” andrà in scena alle ore 16.30 ed alle 20 con von Hagen autore dell’idea, dei testi e della regia oltre che della coreografia accanto a Christian La Sala. “David usci a fare quattro passi è un testo teatrale scritto di mio pugno – aggiunge il coreografo-produttore di se stesso – è una critica. E’ un invito. E’ una esortazione al bello assoluto. È un invito a me stesso: a nutrirmi di bello ed a tenere lontano il brutto. Dovremmo tutti puntare a ricercare la bellezza, a portare il bello nelle nostre case. La bellezza è la vera radice della felicità.”
Con l’attore protagonista Marco Lorenzo Panico ed i ventisei danzatori del M’Patiko Dance Project, von Hagen ha individuato in Mena Capasso la testimonial del progetto.
“Ho deciso di unire tutti gli artisti che hanno preso parte alla rappresentazione sotto il nome di M’PATIKO Dance Project – aggiunge l’artista – nome che deriva da empatia, proprio per la peculiarità che ogni artista dovrebbe avere, ovvere suscitare emozioni e al contempo sentire emozioni. M’PATIKO vorrà dunque essere in germe lo scheletro embrionale di un ulteriore progetto che sto stilando, ovvero la fondazione di una mia compagnia di danzatori.”
Un impegno a 360° che von Hagen sperimenta per sé e per gli altri, facendosi portatore sano di valori che tornano indietro nel tempo con l’intento salvifico. Soprattutto a beneficio delle nuove generazioni danzanti a cui inevitabilmente strizza l’occhio spesso e volentieri. Ma “dov’è finita la bellezza? La sua sparizione e il suo degrado, non solo nelle arti liberali, ma in ogni singolo aspetto delle società è a mio avviso uno degli aspetti più tristi del nostro secolo – chiude von Hagen – segno della decadenza della nostra civiltà. Oggi a mettere sempre più le radici è l’estetica del brutto che il più delle volte coincide con l’estetica della morte. E l’estetica della morte porta inesorabilmente alla disumanizzazione che quotidianamente ci circonda.”
Con più o meno espliciiti riferimenti ai vari Platone, Tommaso d’Aquino, Plotino, Hobbes e Locke. Vincent Karl von Hagen si è creato da sé, colto come pochi nel mondo della danza, laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Radioterapia Oncologica, attualmente è Dirigente Medico Oncologo Radioterapista presso l’Azienda Ospedaliera delle Marche di Ancona ma non smette mai di calcare palchi. Nonostante la complessità dei temi il coreografo ha scelto ventisei artisti anche molto giovani, in quanto strumento di produzione ma anche di ricezione. Ventisei talenti provenienti dagli ensemble del territorio a cui va aggiunto il piccolo Samuel Invigorito per la prima volta su un palco.